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Lavorare per vivere o vivere per lavorare?



La Danimarca è uno degli stati più produttivi dell’UE e ciononostante è ancora al primo posto nella classifica tra i popoli più felici. Inoltre, grazie alla dinamicità del mondo del lavoro e agli uffici di collocamento governativi nel paese, è possibile trovare un impiego con semplicità.

Analizzando più nel dettaglio, un dipendente danese lavora circa 33 ore a settimana. Si inizia alle otto del mattino fino alle sedici tranne il venerdì in cui la giornata lavorativa termina anche prima.

Alla base di questa mentalità risiede una fiducia da parte del datore di lavoro nei confronti dei suoi dipendenti e della loro professionalità, ma anche il fatto che nessuno fa gli straordinari ribaltando la concezione secondo cui restare sul posto di lavoro più al lungo del necessario sia un modo per dimostrare l’impegno del dipendente, al contrario, questo atteggiamento dà una cattiva impressione.

In Danimarca restare sul posto di lavoro più tempo del dovuto è sinonimo di incapacità del dipendente di gestire il proprio tempo mettendone addirittura in discussione l’efficienza.

Si potrebbe pensare che i danesi continuino a lavorare da casa dopo aver lasciato la sede aziendale ma non è così. Dopo l’orario di chiusura ognuno si dedica ai propri hobby e alla propria vita. In Danimarca si lavora per vivere. Basti pensare che alcune attività di un collega possano essere addirittura incluse nel calendario degli impegni lavorativi in modo tale che i colleghi ne siano al corrente e non venga fissata alcuna riunione.

Il giorno successivo tutti i dipendenti saranno riposati, rilassati e probabilmente più efficaci ed efficienti nello svolgere le proprie mansioni. Secondo un’indagine infatti, le persone felici riescono ad essere più efficienti del 12% ed è proprio grazie ai due fattori chiave, ovvero fiducia e flessibilità, che la Danimarca è riuscita a creare una Work-Life-Balance invidiabile a tutti.


Fonte: Business Insider Italia

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